Due partite.
Due partite a scacchi sono finite, due grandi registi, Bergman e Antonioni, ora riposano al di là delle nuvole.
«Chi sei tu?»
«Sono la morte.»
«Sei venuta a prendermi?»
«E' già da molto che ti cammino affianco.»
«Me n'ero accorto.»
«Sei pronto?»
«Il mio spirito lo è... Non il mio corpo! Dammi ancora del tempo.»
«Tutti lo vorrebbero... Ma non concedo tregua.»
«Tu giochi a scacchi non è vero?»
«Come lo sai?»
«Lo so... L'ho visto nei quadri, lo dicono le leggende.»
«Sì, anche questo è vero, com'è vero che non ho mai perduto un gioco.»
«Forse anche la morte può commettere un errore.»
«Per quale ragione vuoi sfidarmi?»
«Te lo dirò se accetti.»
«Avanti allora.»
«Perché voglio sapere fino a che punto saprò resisterti... E se dando scacco alla morte avrò salva la vita. Ti tocca il nero.»
«Si addice alla morte, non credi?»
«Chi sei tu?»
«Sono la morte.»
«Sei venuta a prendermi?»
«E' già da molto che ti cammino affianco.»
«Me n'ero accorto.»
«Sei pronto?»
«Il mio spirito lo è... Non il mio corpo! Dammi ancora del tempo.»
«Tutti lo vorrebbero... Ma non concedo tregua.»
«Tu giochi a scacchi non è vero?»
«Come lo sai?»
«Lo so... L'ho visto nei quadri, lo dicono le leggende.»
«Sì, anche questo è vero, com'è vero che non ho mai perduto un gioco.»
«Forse anche la morte può commettere un errore.»
«Per quale ragione vuoi sfidarmi?»
«Te lo dirò se accetti.»
«Avanti allora.»
«Perché voglio sapere fino a che punto saprò resisterti... E se dando scacco alla morte avrò salva la vita. Ti tocca il nero.»
«Si addice alla morte, non credi?»
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